martedì 18 ottobre 2011

luoghi senza finestre

Guardo la gente in questi luoghi senza finestre, cubi di calcestruzzo e ferro e plastica e finto vetro e finto legno e insegne al neon e chiari di luce freddi come l’aria condizionata che continua a pompare in questo lungo ottobre dl caldo, che alla tivù hanno detto che è un ottobre d’emergenza da bollino rosso e dove meglio di un cubo gigantesco in cemento armato e ferro e viti e pannelli e legno per rifugiarsi e non pensare. Finti attori e veline pompate vogliose e grandi fratelli, ed io me li ritrovo sempre mentre corro da una parte all’altra dell'emilia, come in un reality
, in un bar immaginario a fare spritz all’aperol, che loro hanno imparato bene dalla tivù a bere lo spritz all’aperol, magari qualche coglione alternativo ordina lo spritz al campari che lui è più duro, o qualche femmina vuole i cocktail alla frutta fresca di giornata magari biologica ma già meno e prosecchi millesimati tanti da paura e tramezzini, stuzzichini, patatine amicka chips e salatini ed io li guardo camminare alienati, persone che hanno perso la personalità per potersi considerare persone, uomini e donne che si sono fottuti l’identità fisica e morale ed io vado avanti e indietro tra la via emilia e il grande nulla. Lavoro tra gas di scarico e accelerate, macchine e moto, traffico, un gran bel traffico e queste persone fottute dentro che si sono bevute il cervello a forza di canale 5 e italia uno e retequattro e vanna marchi e radiobruno e il tiggì delle venti sull’ammiraglia rai e il resto del carlino e il giornale di silvio e il giornale del piddì e i giornalini porno che ormai non ci sono più e Lady Gaga e l’iPhone e L’iPad e la televisione al plasma e sua nonna e sua mamma e gli extracomunitari e le bestemmie per parcheggiare e le bestemmie per ritrovare la moglie in giro a guardar vetrine e le bestemmie per ritrovare il marito nascosto nei 15 locali a bere di nascosto dalla moglie che si è comprata un vestito estivo per la prossima estate di nascosto e tutto questo in un centro di cemento armato chiamato ipermercato aperto pure la domenica e il bidone del vetro che si riempie che quasi esplode ed io ne sono felice. Perché un pensiero mi assale spesso in queste giornate calde, ma è un pensiero ambiguo che poi non ritrovo scritto in alcun muro di alcuna città che ho visto o che ho visitato, e il concetto, dicevo è che solo bevendo questi poveri cristi dalla disumana umanità riescano a riprendersi in mano la loro vita sola e ignorante e grama e sgemba e maldestra e dannatamente triste e intrisa di malessere schifoso e insano. Qualcosa che li faccia ritrovare, quando è sera, la lucidità fisica e mentale – che l’alcol di per se non ti regala, anzi – per dire “basta, si fottano tutti“. (come promesso, sono tornato!)