martedì 20 luglio 2010

fAcEbOOk


Certo che Facebook fotografa bene le persone. Mi imbatto in un profilo per caso. La tipa è carina forte, è laureata, ha un ottimo lavoro, viaggia spesso in giro per il mondo, ed ha dei bei tatuaggi. Decisamente una tipa interessante assai. Poi arrivo alla frase che rappresenta il profilo, una specie di pass per l'anima o forse solo un modo per rappresentare più di una foto il proprio io. Bene c'è una citazione di Oscar Wilde che dice che vivere è la cosa più rara al mondo e che la maggior parte della gente esiste e nulla più. Frase ad effetto che colpisce chiunque la legga in quel contesto. Vado avanti nel profilo arrivo ai film e tra i film c'è I Love Shopping... Musica, al primo posto quel paraculo di Vasco Rossi... E poi per finire, la cosa che più di tutto il resto dice tutto... libro preferito: Va dove ti porta il cuore... Bene, anzi no, non vorrei farmi i ca**i tuoi e non mi piace giudicare la gente, specialmente se non la conosco, ma queste preferenze stridono, fanno a botte, con la frese di Oscar Wilde... E mi fermo qui.

Buonanotte All'Italia


18esimo anno dall'eccidio di Borsellino e dei ragazzi della scorta. Una riflessione, tristemente concreta: sarà difficile arrivare alla verità. Che è successo nel corso di questi anni? L'onda di quella rabbia, di quel dolore puro e onesto, nato all'indomani di Capaci e seguito poi con Via d'Amelio, è svanito. Non siamo stati capaci di trasformare quel lutto in un'onda lunga di indignazione profonda. Si sfregiano le statue dei due martiri. In pieno centro e in pieno giorno. Non abbiamo saputo trasformare lo scempio del lutto e dell'orrore in una spinta sana verso una presa d'atto. Nessun taglio col passato. Nulla. Ricordo quei giorni del novantadue, avevo 23 anni, ero il segretario cittadino del PDS del mio paese, Sud Italia, il 19 luglio quando appresi della notizia dell'attentato sanguinoso a Paolo Borsellino e i ragazzi della scorta, stentavo a crederci. Pensavo che l'attentato del 23 maggio di Capaci aveva risvegliato la coscienza del popolo italiano, che la reazione al gioco del potere mafioso e del malaffare politico, avrebbe innescato una risposta in grado di minare le basi del potere mafioso e della clientela politica. Diciotto anni dopo ho capito che quel ragazzo idealista e sognatore di allora si era clamorosamente sbagliato. Negli anni del berlusconismo, assistiamo a vicende gravissime che riportano a quel '92. Allora però il popolo italiano reagì alle vicende di tangentopoli, scese in piazza per chiedere giustizia, lanciava monetine... Oggi un senso di torpore aleggia nell'opinione pubblica. I continui casi di malaffare politico, gli intrecci tra politica e ambienti mafiosi, le condanne eccellenti, le dichiarazioni "condivise" di Dell'Utri che definisce Mangano (condannato per mafia) suo personale eroe non producono nessuna reazione. Nel corso di quei giorni del'92 ci dicevamo che non erano morti invano, quegli eroi splendidi e concreti. Adesso, a.d. 2010, non potrei giurarci.