sabato 5 novembre 2011

bukowski e le foto di t.

Ogni volta che guardo una tua foto, mi viene l'urgenza di correre qui a scrivere qualcosa. Anche se non ti ho mai conosciuto davvero credo tu conosca me meglio di chiunque. Sei solare nelle tue ultime foto, quasi avessi ripreso a volare, o forse non hai mai smesso di volare. Io invece mi perdo in quello che è il mio scrittore preferito da sempre. Succede in un preciso momento della mia vita. Che poi ogni volta è diverso, mica è lo stesso libro quello che ti sei mangiato per decine di volte. I libri cambiano con la vita, l’umore, il dolore che ti strazia dentro. I libri cambiano, l’avresti mai detto piccola? E dato che i libri cambiano, gli stessi libri intendo, con le stesse identiche parole, frasi, virgole e punti e tutto, figurati se non riescono a cambiare un poco anche te. Chi altro se non la strada, le parole, gli icontri, le menate, gli amori, le scopate, i figli, le bevute, le scoperte, i tramonti, la polvere, la musica, i volti, i pugni, le estati e gli inverni, le allucinazioni, le paure, le schifezze, le mancanze, le solitudini, le perversioni, i tetti delle case, le insegne degli autogrill, le lattine di birra vuote, le sigarette finite o quelle fumate a metà, le luci della strada, i libri. I libri dicevo. Hanno quella capacità disarmante di farti comprendere ciò che il tuo corpo non è in grado. Bukowski l’ho sempre letto in questi momenti di smarrimento che sopraggiungono a periodi talmente fissi da poterli quasi anticipare. Lo leggo per provare a capirmi. E se non mi capisco del tutto al massimo mi son riletto Bukowski e guardato all'infinito le tue foto. (Capira
i che sto parlando di te?)