martedì 20 luglio 2010

Buonanotte All'Italia


18esimo anno dall'eccidio di Borsellino e dei ragazzi della scorta. Una riflessione, tristemente concreta: sarà difficile arrivare alla verità. Che è successo nel corso di questi anni? L'onda di quella rabbia, di quel dolore puro e onesto, nato all'indomani di Capaci e seguito poi con Via d'Amelio, è svanito. Non siamo stati capaci di trasformare quel lutto in un'onda lunga di indignazione profonda. Si sfregiano le statue dei due martiri. In pieno centro e in pieno giorno. Non abbiamo saputo trasformare lo scempio del lutto e dell'orrore in una spinta sana verso una presa d'atto. Nessun taglio col passato. Nulla. Ricordo quei giorni del novantadue, avevo 23 anni, ero il segretario cittadino del PDS del mio paese, Sud Italia, il 19 luglio quando appresi della notizia dell'attentato sanguinoso a Paolo Borsellino e i ragazzi della scorta, stentavo a crederci. Pensavo che l'attentato del 23 maggio di Capaci aveva risvegliato la coscienza del popolo italiano, che la reazione al gioco del potere mafioso e del malaffare politico, avrebbe innescato una risposta in grado di minare le basi del potere mafioso e della clientela politica. Diciotto anni dopo ho capito che quel ragazzo idealista e sognatore di allora si era clamorosamente sbagliato. Negli anni del berlusconismo, assistiamo a vicende gravissime che riportano a quel '92. Allora però il popolo italiano reagì alle vicende di tangentopoli, scese in piazza per chiedere giustizia, lanciava monetine... Oggi un senso di torpore aleggia nell'opinione pubblica. I continui casi di malaffare politico, gli intrecci tra politica e ambienti mafiosi, le condanne eccellenti, le dichiarazioni "condivise" di Dell'Utri che definisce Mangano (condannato per mafia) suo personale eroe non producono nessuna reazione. Nel corso di quei giorni del'92 ci dicevamo che non erano morti invano, quegli eroi splendidi e concreti. Adesso, a.d. 2010, non potrei giurarci.